venerdì 22 maggio 2015

Becchi e.. bastonati

Il Professor Paolo Becchi e Alice Salvatore

Il professor Becchi torna a parlare del Movimento e lo fa dalle colonne di repubblica a meno di due settimane dal voto per le regionali.
Sarebbe a mio avviso sbagliato ridurre l'intervista a un mero atto di opportunismo mediatico, anche se è facile intuire che una intervista come questa, se fosse uscita dieci giorni dopo il voto, non la pubblicava nemmeno il corrierino dei piccoli.
Nell'intervista vengono toccati alcuni nervi scoperti che prima o dopo (io spero dopo il voto e a mente più serena) dovranno comunque essere presi in serio esame.
E' vero senz'altro che il Movimento sia in una fase di mutamento. Chi come me il film se lo è visto tutto può dirlo senza timore di venire smentito.
Becchi individua come origini del cambiamento le europee, ma a mio avviso dopo quelle elezioni si sono iniziati a vedere gli effetti di fenomeni che affondano le proprie radici nell'anno precedente.
Il vero cambiamento è iniziato subito dopo il voto delle politiche 2013, il cui risultato è stato oggettivamente eclatante se visto dall'esterno, ma che è il naturale frutto della fatica di tanti come me  che hanno dato l'anima nel costruirlo e che un po se lo aspettavano.
E' innegabile che da dopo quelle elezioni il M5S abbia attirato nuove persone animate dalle migliori intenzioni, ma anche ogni genere di marpione che ha intravisto nella nostra orizzontalità e nella mancanza di strutture e paletti, praterie in cui cavalcare liberamente verso carriere e careghe (il più delle volte gettando fango su chi con il proprio attivismo costituiva la spina dorsale del movimento stesso).
E' pur vero, come dice Becchi, che Beppe, Casaleggio e il Direttorio non sempre vanno di pari passo e alla stessa velocità. Beppe è umorale e costituisce l'anima più vera del movimento. Il giorno che il suo supporto venisse meno si avrebbe uno strappo definitivo e lacerante.
D'altronde è utopico ritenere che il Movimento non cambi e non maturi una sua identità. Tutto sta a vedere come cambia e cosa perderà nella maturazione e con le inevitabili scelte e decisioni che questa maturazione comporterà.
Credo che le prossime regionali saranno uno spartiacque per le 5 Stelle. I cittadini non si accontentano più di una buona opposizione da parte nostra. Pretendono che si diventi una valida alternativa di governo.
E non possiamo dargli torto.
Se prendiamo in esame la Liguria e guardiamo quali "campioni" offre la politica tradizionale il conto è presto fatto: il partito democratico presenta il candidato più debole e divisivo che potesse offrire, La Paita ha sulle spalle gli errori ereditati dalla continuità con la precedente giunta Burlando, la corresponsabilità nella mala gestione del territorio e, almeno eticamente, un morto sulla coscienza.
Dall'altra parte c'è un candidato come Toti che raccoglie i consensi di una parte politica solo per inerzia e non per meriti. Un Cetto Laqualunque avrebbe più spessore di lui che è fondamentalmente il frutto di uno scambio politico interregionale di bassa lega.
Chi vota Toti o Paita è passato impassibile attraverso tante di quelle peripezie politiche del Bel Paese che non è nemmeno preventivabile che prenda in considerazione un voto al Movimento 5 Stelle.
Altro discorso vale invece a mio avviso per Pastorino che considero un effetto delle nostre scelte, una sliding door, del M5S.
Se avessimo avuto a suo tempo il coraggio di sostenere con decisione la proposta avanzata da Paolo Putti, oggi probabilmente non ci sarebbe stato spazio per una candidatura Pastorino.
Avremmo potuto raccogliere quella parte di cittadini che vogliono un cambiamento ma non sono pronti a cercarlo in candidati individuati con il sistema di candidature interno del Movimento 5 Stelle.
Se a suo tempo avessimo seguito la scelta di individuare un candidato della società civile, sulla falsa riga delle quirinarie che portarono a una candidatura come quella di Rodotà, oggi avremmo probabilmente potuto incanalare quelle energie che si vanno invece disperdendo.
Non sarebbe stata una via facile, perché chi con i movimenti sociali ha avuto a che fare sa quanto sia complicato mettere insieme tante teste di provenienza  e di estrazione diversa.
A mio parere la chiave di lettura che proponeva Putti era quella giusta, almeno per l'individuazione del candidato governatore.
Allora davvero come dice Becchi "Alice Salvatore è inadatta?". Secondo me la domanda è semplicemente mal posta.
Alice è la più forte candidata interna che il M5S potesse esprimere in Liguria. Ha un vasto seguito tra gli attivisti ed è capace di spendersi sul territorio come pochi.
A mio parere la preparazione per gestire una regione come la Liguria non va cercata in un singolo, per cui si fa presto a dire che una persona è inadatta. E' il gruppo a fare la differenza. Se la squadra di persone che accompagna il candidato Presidente è, nel suo complesso, un organico competente, capace di lavorare insieme e decidere attingendo alle giuste esperienze, allora il candidato Presidente è adatto, altrimenti no.
Se guardiamo ai singoli nessuno è adatto e tutti lo sono.
La bocciatura dell'idea di aggregare attingendo candidati governatori dalla società civile secondo me è stata una non scelta (in quanto arrivata dall'alto) inidonea e presuntuosa. L'alternativa avrebbe forse facilitato la liberazione della Liguria e non lo dico per la voglia di vincere a ogni costo, ma perché valuto quale sarà il prezzo della sconfitta del movimento per tutti i cittadini della nostra bella e martoriata terra.
E lo trovo un prezzo intollerabile.
I numeri sono li  a dirci che avremmo potuto convogliare la volontà di almeno un terzo dei cittadini votanti verso il M5S, mantenendo di fatto i risultati raggiunti alle politiche 2013.
Ovviamente si parla dei numeri dei millemila sondaggi che girano. Poi i numeri veri li vedremo con la festa della repubblica.
Se i sondaggi si riveleranno fallaci allora forse c'è ancora una speranza di cambiamento. In alternativa sapremo di aver sprecato l'ultima occasione di salvare la nostra terra dalle grinfie di una manica di lobbisti senz'anima.
Quasi certamente a sussurrare "vinciamonoi" sarà il popolo di chi ha perso la fiducia e la speranza e il 31 maggio andrà al mare o se ne resterà a casa, lasciandoci tutti becchi e.. bastonati.




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